Mi siedo a gambe incrociate sul pavimento. È freddo, ma non è un problema.
Lei si siede accanto a me (o meglio si accovaccia, piegandosi sulle ginocchia). Mi fissa, ma non ha il coraggio di iniziare a parlare.
<<Vuoi dirmi qualcosa?>>
<<Nulla di che, in realtà. Solo che mi dispiace… Non ti manco?>>
<<Un po’, ogni tanto. Ma ammetto che non ho ricordi chiari.>>
<<Sul serio? Come fai a non ricordare quando…>>
<<Non sempre, l’ho detto. Ci sono dei momenti che è come se ti avessi davanti e non fosse mai cambiato nulla. Ma altre volte… no, è così: è cambiato tutto e tu non ci sei più.>>
<<Ma… io… posso sempre tornare! Io sono sempre con te, dentro di te; io non me ne sono mai andata!>>
<<Oh sì, invece.>>
Ho finalmente il coraggio di voltarmi e di guardarla in faccia: ha il solito trucco scuro marcato, ma l’espressione di chi sta per piangere.
<<Non avrei mai voluto nemmeno io e fino a poco tempo fa mi illudevo che fosse così, che fosse sempre tutto uguale, ma non è così. E, a essere sincera, non lo vorrei nemmeno più.>>
Ora sono io che sto per piangere, ma non sono davvero triste; mi sento leggera.
<<Ti dimenticherai, allora?>>
<<Non posso dimenticarmi, ma tu non esisti più.>>
E così il fantasma di me mi sorrise, mi fece fare un’altra risata e se ne andò.
Per stavolta.