È un verso di “Confessioni di un teppista” di Sergej Esenin, ma è anche la mia condizione attuale.
Fino a qualche giorno fa mi lamentavo dei miei capelli, cresciuti come l’edera mal governata, e di non avere mai tempo per andare da un parrucchiere.
Ora mi rendo conto che i miei strani capelli, che affondano le loro radici nella mia testa, non sono altro che il prolungamento dei miei pensieri confusi, del mio sonno mancato e della mia agitazione.
Non sarà il momento più rilassante della mia vita, ma non è di certo triste. Come i miei capelli: sono brutti e disordinati, ma almeno sono tanti, sani e forti.
Allora vado orgogliosa dei miei capelli senza forma, che tengo a bada a fatica con spruzzate di lacca e tocchi di mano di tanto in tanto. Sono la mia immagine ed è giusto così.