La grande insegna è ancora lì, dopo non so quanti anni. Alta, quasi quattro metri, con su scritto “Mobili Ferrari”. E’ per questo motivo che alcuni si fermano ancora ed entrano a chiedere. D’altronde non ci siamo nemmeno affaticati di coprire le vetrine: continuiamo a vivere esposti, spostandoci tra i mobili come se fosse casa nostra – ma è casa nostra, infatti – e non pensiamo che le immense vetrate fanno vedere ancora i divani e i tavoli, non solo noi in pigiama o che spazziamo per terra.
Per chi non l’avesse capito, come siamo costretti a ripetere ai delusi clienti che continuano a entrare di tanto in tanto, io e la mia famiglia viviamo in un vecchio negozio di arredamento e i mobili che una volta erano la merce sono il nostro mobilio personale. Dopo la catastrofe, dopo l’invasione della gente degli altri pianeti, le case in città hanno iniziato ad avere un costo esorbitante. Anche le case in periferia o nei paesini, a dire il vero. Le cose che più venivano dimenticate, però, erano le antiche usanze, tra le quali anche il vecchio stile di arredamento. Così molti negozi fallirono, tra cui questo “Mobili Ferrari”, di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza, prima che ci passassimo davanti esausti, con i nostri miseri fagotti. Era notte e faceva molto freddo quando accadde: decidemmo di ripararci lì fino al mattino, quando avremmo chiesto al proprietario ospitalità. Non forzammo nemmeno la porta; era tutto aperto e abbandonato a sé stesso, come se il proprietario, disperato per la fame, se ne fosse semplicemente andato per non tornare più. E infatti non tornò più.
Sono vent’anni, ormai, che viviamo qui. Il bagno di servizio è il nostro bagno – il VERO bagno, perché quello da esposizione è la camera da letto di mio fratello Gianni, che si è innamorato della vasca in marmo bianco a prima vista e l’ha eletta “letto stravaccato”. Per lavarci andiamo sul retro dello stabile, dove c’è un tubo di gomma da cui esce l’acqua. D’inverno è particolarmente dura, ma non siamo messi molto peggio rispetto ad altre famiglie. Alcuni, infatti, vivono in vecchie agenzie funebri o altri in vecchi negozi di fiorai – una vera giungla quei posti.
L’unico fastidio, però, è che ultimamente è spuntata questa moda di arredare casa con i mobili “vintage”, ovvero quelli che c’erano sulla Terra prima dell’invasione. Così adesso abbiamo fino al più improbabile dei venusiani che entra in casa (cioè nel negozio) in cerca di una “boldrona riciclabile” – “poltrona reclinabile”; non sanno nemmeno dirlo per bene. Dovremmo decisamente togliere quell’insegna, alta quasi quattro metri, che recita “Mobili Ferrari”. Però non lo facciamo. Non è solo molto complicato da fare a mani nude. E’ che è un miracolo che sia resistita tanto a lungo, alla guerra, alla carestia, all’invasione aliena e ora anche alla crisi climatica. Fa effetto nostalgia: una volta si vendevano mobili. Guardo fuori dalle vetrate di casa mia (cioè del negozio) e penso “Forse tornerà quel tempo”.