Stare a contatto con ragazzi disabili può far riflettere.
Da qualche tempo lavoro in una scuola come insegnante di italiano. Io mi occupo di tutta la classe, ma capita per forza di incontrare un ragazzo con qualche disabilità grave.
Lui osserva il mondo da un altro punto di vista e io osservo lui, col desiderio di capire un giorno cosa pensa davvero.
Per questo sono arrivata al punto di creare la mia personale teoria delle percezioni. Mentre io gestisco ogni momento di ogni giorno diverse percezioni (l’odore del mio profumo; il brusio di chi chiacchiera; il gesso sulle mie mani; il sapore del mio rossetto sui denti; la mano alzata di chi mi chiede di uscire) vedo lui concentrato sulle sue bacchette da far roteare. In quel momento, per sentire meglio anche sé stesso e i suoi pensieri, ha una sola forte percezione.
Chissà se non ha anche ragione.