Due folletti camminano per la foresta: entrambi piccoli, barbuti, con la pipa e con un sacco enorme (per loro) sulle spalle.
<<Tu non puoi immaginare quanto pesa questo sacco.>>
<<Lo immagino sì! Peserà certamente meno del mio.>>
<<Lo credi tu! In questo sacco ci sono tutte le cose storte che ho raccolto da Siviglia a qui.>>
<<E ti lamenti? Per così poca strada… Io vengo da Singapore e ce ne sono di cose storte in questo sacco…>>
<<Cosa può mai andare storto nella terra d’Oriente? Non sai cosa si combina da quest’altra parte! Delle bestie sono e me la devo vedere solo io.>>
<<Non parlare se non sai le cose! In Oriente nascondono sotto i tappeti i loro misfatti, ma ne fanno di cotte e di crude – ben peggio di quello che possono fare a Siviglia! E ci pensi che debba pensarci io soltanto?>>
<<Vuoi dire che sono un ignorante? Faccio da prima di te questo mestiere, ragazzino! Conosco bene le quattro sciocchezze di cui ti sei dovuto occupare e io le farei dormendo!>>
<<Ah, solo perché ti riesce facile dormire e non far nulla non vuol dire che ogni cosa tu possa risolverla in questo modo!>>
<<Sarei io lo scansafatiche, eh! Brutto…>>
E qui vi dispensiamo dai dettagli della loro conversazione, che da tale si è trasformata in una zuffa senza risparmio di cazzotti. Mentre i due folletti pensavano a darsele di santa ragione, i due sacchi incustoditi si accasciarono a terra, si aprirono e – qualsiasi sia stata la mole di lavoro per ognuno – tutto il contenuto andò disperso in giro per il mondo.