Vi capita mai di essere talmente stanchi o annoiati da mettervi a fissare un punto sul muro, sulle mattonelle, fino a riuscire a intravedere delle figure? Beh, a me capita spesso. Questo è quello che ho visto fissando i disegni di una coperta.
Morte un giorno uscì
Dal suo antro oscuro, lasciò
Solo per un momento il suo triste compito
E andò a parlare coi fiori.
Il prato era grande, ma sembrava
Non bastasse spazio per fuggire:
I fiori si ritraevano alla vista dell’oscura Dama;
Le foglie coprivano i petali colorati
– come a temere che, solo guardandoli,
Potessi sciuparli e seccarli.
“Lasciate che vi guardi!
Non sarete mai più rossi del sangue,
Più gialli della febbre malarica,
Più blu dei lividi. Non scatenerete
In me nessuna sorta di meraviglia o invidia.”
“Cosa vuoi da noi? Siamo ancora tutti rigogliosi,
Appena nati,
Non puoi stroncarci già adesso!”
“Che sciocchi! Io sarò solo l’ultima a venire.
Per prima sarà la bella ragazza,
Anche lei appena fiorita,
Che verrà qui a trascorrere il suo tempo con gioia
– una gioia solo sua, poiché vi calpesterà.
Secondo, poi, arriverà il giovane,
Innamorato di lei, che la inseguirà
E calpesterà chi di voi sarà rimasto ancora in piedi.
Terzo, ancora, arriverà un altro giovane
– anche lui innamorato della ragazza –
Che strapperà via alcuni di voi,
Per farne omaggio alla sua ragazza.
E infine, ma solo infine,
Come una carezza,
Arriverò io e toglierò la vita a chi, povero,
Era stato calpestato e a chi
– per pura vanità –
Giace nelle mani della ragazza.
Vedete, dunque? Temete Morte,
Quando invece chi vi distruggerà
Sarà Amore.”
Morte, allora, fece un inchino per congedarsi
E volse le spalle al campo di fiori
– senza poter vedere che, adesso,
Tutti i fiori si protendevano verso di Lei,
Come a implorare Morte per fuggire Amore.