Sud Italia, alla stazione del treno, su una banchina. In attesa del treno per Napoli ci sono una donna, piena di borse ma che non accenna a sedersi, e due uomini più giovani di lei, stravaccati sulle sedie.
Uomo 1: Ma noi ci siamo visti?
Donna: Ci vediamo sempre io e voi. Ci siamo visti stamattina sull’altro treno e ci incontriamo anche adesso.
Uomo 1: Ah giusto! Sul treno per Sapri! Te la ricordi? Stamattina…
Uomo 2: Non sono fisionomista, ma sì…
Uomo 1: Tornate a casa?
Donna: No, sono andata a lavoro stamattina e ora vado a fare un altro servizio.
Uomo 2: Non si sta mai fermi… (Si allontana per andare a scroccare una sigaretta a un altro sconosciuto sulla banchina)
Donna: Eh…
Uomo 1: Voi avete figli?
Donna: Una. Per fortuna!
Uomo 1: Eh, io ne ho due.
Donna: Quanti anni hanno?
Uomo 1: 3 e 8 anni.
Donna: La mia ha 21 anni.
Uomo 1: Ah! Allora è già grande… è capace di muoversi da sola.
Donna: Eh… Più o meno… Sta al nord a studiare.
Uomo 1: Si sta meglio lì, eh?
Donna: Beh, lei al momento sta solo studiando, ma sì, si vede che è tutta un’altra cosa.
Momento di pausa. Uomo 2 torna a sedersi dopo essersi fatto la sigaretta scroccata. Arriva sulla banchina un uomo: pelle scura/olivastra, occhi grandi e scuri: è indiano. Porta con sé una fisarmonica, che trascina con un vecchio carrellino della spesa, e una logora borsa a tracolla. Si mette in disparte, in silenzio, ad aspettare il treno. La donna, nel suo andare avanti e indietro, lo guarda un po’ e poi si rivolge ai due uomini.
Donna: Io non sono razzista, ma al giorno d’oggi hanno più gli stranieri che gli italiani.
Uomo 1: Avete ragione, signò!
Donna: Cioè noi ci spacchiamo la schiena…
Uomo 1: Acqua, luce, gas… E loro hanno tutto pagato!
Uomo 2: Signò, questa non è vita! Si fatica tutto il giorno, andare avanti e indietro a vendere calzini, e poi ‘a ggente se l’accatta dai Cinesi!
Donna: Sì, ma tutto così! Poi vanno trovando che fanno schifo!
Uomo 1: Ma infatti! Tutto dagli stranieri, tutto.
L’Uomo 2 si alza di nuovo, si avvicina a un’altra donna che fuma e le chiede una sigaretta. Stavolta, però, non se la fuma; la conserva, tenendosela in mano e passeggiando in tondo. La donna che gli ha offerto lo guarda e borbotta.
… Poi sono arrivati i treni: quello che aspettavano la donna, i due uomini e l’indiano e sul binario opposto il mio. Non ho ancora capito se gli avessero invidiato la fisarmonica o se odiassero l’idea di essere anche loro in viaggio, al freddo, esattamente come lui. Questa voglia spasmodica di sentirsi superiore a qualcuno, a una razza, e per tale motivo meritare privilegi non la capirò mai.